ARTE, GENIO, FOLLIA
Il giorno e la notte dell'artista
Siena, 31 gennaio - 25 maggio 2009
Prorogata fino al 21 giugno 2009
Genio e follia nell'arte
"Arte, Genio e Follia" è una mostra ideata da Vittorio Sgarbi e destinata al grande pubblico.
Quasi 400 opere di grandi protagonisti dell'arte moderna e contemporanea, provenienti dai musei di tutta Europa,
raccontano il complesso rapporto tra genio artistico e disturbi mentali: Van Gogh, Kirchner, Munch, Ernst, Dix, Grosz, Guttuso, Mafai,
Ligabue, sono solo alcuni dei protagonisti che faranno riflettere su un tema affascinante ed allo stesso tempo inquietante.
La mostra
La particolarità del progetto di Vittorio Sgarbi è anche la sua varietà di opzioni:
la mostra è infatti articolata in 10 sezioni, affidate a grandi nomi del campo dell'arte e della psichiatria:
un percorso che permette al visitatore di scandagliare tutti gli aspetti dello stretto e spesso inscindibile legame tra arte, genio e follia.
Di notevole interesse è la stessa sede della mostra: infatti il complesso museale di
Santa Maria della Scala, che si trova
proprio di fronte allo stupendo Duomo di Siena,
è uno dei più antichi ospedali del mondo e fu frequentato assiduamente dalla patrona d'Italia e d'Europa
Santa Caterina da Siena.
Alla mostra artegeniofollia è anche associata una toccante visita all'ex manicomio
San Nicolò (vedi oltre) e, fino al 22 febbraio, la mostra "La lente di Freud. Una galleria dell'inconscio".
Dal 4 maggio sarà invece possible ascoltare ed ammirare i progetti multimediali realizzati dagli studenti
dell'Università di Siena sul tema della mostra: video, reportage, file musicali ed un originalissinmo radiodramma.
Il bookshop, che si trova accanto alla biglietteria, offre una ricca scelta di
testi che illustrano la vita e le opere degli artisti rappresentati nella mostra, ed è anche acquistabile un
video (10 €) dove Vittorio Sgarbi è la guida d'eccezione dell'esposizione.
Per visitare la mostra, è anche possibile noleggiare una pratica audioguida.
Il percorso e le opere esposte
L'obiettivo della mostra è quello di esplorare la pazzia degli artisti attraverso l'espressione di forme
e colori, entrare nella loro mente, decifrarne le fantasie, senza rinunciare alla fondamentale prospettiva storica ed a tutti quei
contributi che hanno studiato "arte, genio e follia" da tutti i punti di vista, siano essi di natura artistica, scientifica o medica.
Come affermato da Vittorio Sgarbi nell'intervista rilasciata in occasione della presentazione della mostra,
"ci sono artisti sani che capiamo essere matti solo leggendo le loro opere e invece ci sono creatori folli che riescono a mascherare
le loro deviazioni sulla tela, altri ancora che danno libero sfogo al loro tormento" (Corriere di Siena, 21.01.09).
-1- La mostra si apre con il racconto della vita manicomiale dal medioevo fino al '900.
Nel Medioevo i matti, veri o presunti, venivano imbarcati su delle navi e poi abbandonati alla deriva nei pressi dell'immaginaria
isola di Mattagonia (a cui si riferisce il dipinto di Ortolani 'la Nave dei Pazzi'). Il '900 è
rappresentato con gli strumenti di costrinzione utilizzati dai medici e con i disegni realizzati dai reclusi a testimonianza
della loro creatività (prima sezione: La scena della follia).
-2- Subito dopo si percorre una galleria di busti fisionomici a grandezza naturale, di grande
impatto emotivo per le loro bizzarre ed esasperate mimiche facciali, tipiche della schizofrenia: i volti di Messerschmidt.
Sono qui esposti sette delle sessanta 'teste di carattere' realizzate dall'artista per immortalare le smorfie che si
faceva allo specchio, ognuna associata ad un pizzicotto in una determinata parte del corpo, che si procurava per tenere sotto controllo i demoni
che lo perseguitavano (allucinazioni visive e uditive).
Non mancano le sculture inedite, come quelle di Patrizio Fracassi, artista senese suicida a 27 anni.
(seconda sezione: Nato sotto Saturno: Messerschdmit).
-3- Si arriva quindi ai grandi capolavori pittorici di Van Gogh,
Munch (l'autore dell' Urlo), Kirchner e Strindberg.
Questi artisti, per reagire alle proprie ossessioni, sono fuggiti dalla realtà e si sono rifugiati in un mondo
simbolico e visionario, che hanno raffigurato con immagini fantasiose. Tra le opere esposte risaltano il celebre Hôpital Saint-Paul à
Saint-Rémy-de-Provence, dipinto da Vincent Van Gogh, che ritrae l'ospedale dove si ricoverò per sua volontà, e La Testa di
Erna realizzato da Ernst Ludwig Kirchner.
Di Edward Munch sono presenti diversi capolavori dove ha rappresentato la sua funebre visione della vita, come
the Urn / l'Urna, the Murder (the Death of Marat) / l'Assassinio, Starry Night / Cielo Stellato, Funeral March, In the Land of the Cristal e
The Human Mountain (terza sezione: Genio e follia ai tempi di Nietzsche).
-4- Seguono le opere di Renato Guttuso (con il Trionfo della Morte), Mario Mafai
(tra cui L'Ermaphrodite e La verre), Otto Dix e George Grosz: questi artisti hanno descritto, tramite allegorie sulla
follia della guerra, la propria e l'umana tragedia attraverso un comune linguaggio pittorico.
Si può anche ammirare, all'ingresso della mostra, uno dei tre celebri arazzi di Guernica, voluti da Pablo Picasso:
proviene dal Musée d'Unterlinden Colmar in Francia, mentre un altro esemplare è conservato in Giappone ed il terzo è stato
regalato da Roosevelt alle Nazioni Unite ed è tuttora esposto all'ingresso della sala del Consiglio di Sicurezza dell'ONU a New York.
Quest'opera descrive con straordinaria efficacia il bombardamento aereo compiuto dalla Luftwaffe nel 1937, durante la guerra civile spagnola,
ed è diventata simbolo di pace per l'immediatezza con cui raffigura persone, animali ed edifici straziati dalla violenza.
(quarta sezione: La follia collettiva: la guerra nello sguardo degli artisti).
-5- Di grande interesse è la Collezione Prinzhorn, proveniente dalla città di
Heidelberg in Germania: è la più ricca collezione di opere realizzate dagli internati,
e prende il nome dallo psicoterapeuta ed esperto d'arte Hans Prinzhorn, che le ha raccolte agli inizi del '900
nei manicomi tedeschi, svizzeri ed austriaci (quinta sezione: L'arte dei folli. Omaggio a Hans Prinzhorn).
-6- Non poteva mancare l'Art Brut, letteralmente "arte grezza"
: è un termine inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate
da coloro che operano al di fuori delle norme estetiche convenzionali come autodidatti e prigionieri: si tratta quindi di
un'arte spontanea e senza pretese culturali, grezza ma non grossolana, che esprime liberamente le profondità dell'incoscio.
Le opere esposte provengono dalla Collezione de l'Art Brut di Losanna in Svizzera (sesta sezione: Art Brut).
-7- Seguono 13 dipinti di Antonio Ligabue, estroso artista
dalla vita randagia e disordinata che ha passato diversi anni della sua vita in un ospedale psichiatrico. Grazie alla creatività
ha potuto esorcizzare i fantasmi della psiche, la fatica di vivere, il malessere esistenziale, come cura alternativa alla medicina.
Ligabue realizzava due tipologie di quadri: le belve feroci con una sgargiante gamma cromatica e gli autoritratti
dominati dallo sguardo fisso e dal naso prominente, che secondo l'autore racchiudeva la sua fortuna. Le belve, spesso rappresentate nel
momento della predazione, testimoniano la sua visione di un mondo crudele, mentre gli autoritratti servivano a compensare la mancanza
di autostima causata dal mancato affetto materno (settima sezione: L'alchimia dell'arte: Antonio Ligabue).
-8- Arriviamo quindi ad alcuni pittori italiani che si pongono tra la normalità e
la follia, come Carlo Zinelli. Ufficialmente, al pari di Ligabue, appartengono alla corrente dei "primitivi":
lo stile infatti, semplice e ingenuo, ricorda quello degli uomini primitivi o dei bambini. L'appellativo però non rende giustizia,
perchè questi artisti sono stati capaci di evocare lo stato primordiale della percezione. Di Zinelli è famosa la sua mania di
dipingere da entrambe le parti, rappresentando figure umane in modo ripetitivo, tipico della schizofrenia
(ottava sezione: Alcuni casi italiani tra Normalità e Follia).
-9- La nona sezione riguarda i rapporti tra arte, genio e follia in Toscana: i manicomi
di Firenze e della Lucchesia videro coinvolti artisti noti in ambito nazionale ed anche internazionale. (nona sezione: Viaggio in Toscana).
-10- L'ultima sezione è dedicata agli artisti che hanno cercato di proposito la follia
come primaria espressione dell' inconscio, e la troviamo frammentata nella parte finale del percorso espositivo.
Ben presto incontriamo il surrealismo con Max Ernst, André Masson e Victor Brauner,
che cercano di esprimersi in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione ed al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale,
liberando così le potenzialità immaginative dell'inconscio per raggiungere uno stato conoscitivo "oltre" la realtà, in cui veglia
e sogno sono entrambi presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. Tra i surrealisti italiani, risaltano quelle del piemontese Lorenzo
Alessandri, recentemente scomparso, che disegnava mostri, diavoletti e scheletri: la sua opera "Farfalla" è forse quella che può
strappare il primo (e unico) sorriso in una mostra un pò inquietante.
Più in là, oltrepassate le opere di Ligabue e Zinetti, troviamo i disegni di Henri Michaux: sono stati
in gran parte realizzati sotto l'effetto della mescalina, un alcaloide sintetizzabile chimicamente ma anche contenuto nel peyote
(Lophophora williamsii), una pianta originaria del deserto del Messico ed usata dai nativi come fonte di ispirazione artistica (è il caso
degli indios Huichol) e sopratutto nei riti religiosi collettivi. Gli effetti allucinogeni erano infatti attribuiti ad una origine divina e
servivano per avvicinarsi agli dei (peyote significa 'carne degli dei').
L'effetto stupefacente dura almeno 10-12 ore e può consistere in visioni paradisiache oppure in incubi terrificanti,
a seconda delle circostanze in cui viene usato (il luogo, la situazione, la compagnia, il proprio stato d'animo). Nella fase iniziale provoca
alterazioni visive ed uditive, accompagnate da un marcato intensificarsi della percezione dei colori e dell'acutezza visiva, soprattutto in
relazione a piccoli dettagli. Successivamente, con l'affievolirsi delle sensazioni di energia, porta ad uno stato contemplazione sia del mondo
circostante che di quello interiore, sviluppando una sorta di fusione con gli oggetti e con le forme di vita circostanti, fino a provocare
vere e proprie allucinazioni come fenomeni luminosi che si muovono tutt'attorno o la visione dello spirito di un animale.
Conclude la mostra il movimento che più di ogni altro ha adottato il tema della follia, il Wiener Aktionismus
(Azionismo Viennese): è allestito in uno spazio appartato, in quanto la visione non è assolutamente
adatta ai bambini (le hostess comunque avvertono se vi state avvicinando con dei minori). All'inizio la ricerca artistica ha cercato di
indagare sugli "automatismi psichici" disegnando ad occhi chiusi, poi si è spostata verso il linguaggio del corpo, in modo da liberarlo
dalle spinte violente ed omicide che accumula di giorno in giorno, con la realizzazione di opere che danno libero sfogo all'animalità
umana senza alcun freno o censura morale (decima sezione: La lucida follia dell'arte nel XX secolo).
Elenco completo delle opere (pdf):
La visita all'ospedale psichiatrico
Alla mostra è abbinata la visita dell'ex ospedale psichiatrico San Niccolò, presso Porta Romana.
Il percorso farà scoprire al visitatore il "villaggio a padiglioni diffusi" dell'
ex manicomio, oggi diventato una sede dell'Università. Inizia dalla farmacia ospedaliera con i suoi arredi
d'epoca, passa dalle botteghe dove i malati esercitavano mestieri manuali, fino ad entrare nell'edificio centrale costruito alla fine dell'800.
Dal retro del palazzo si raggiungono i padiglioni diffusi, destinati alle più varie funzioni, tra cui il padiglione Conolly,
utilizzato per l'isolamento dei pazzi agitati: è l'unico esempio italiano di panopticon, una struttura di detenzione a forma ellittica.
Il percorso termina all'ex colonia agricola dell'Orto de' Pecci, che dall'ex-manicomio arriva a pochi passi da
Piazza del Campo: è un grande spazio verde all'interno delle mura cittadine, fatto di boschetti e orti privati, che si può
attraversare con una percorso pedonale dal quale ammirare da un insolito punto di vista i monumenti senesi più caratteristici.
Genio e follia... a tavola
Il genio e la follia arriva anche sulla tavola: per tutta la durata dell'esposizione sarà infatti possibile
gustare piatti curiosi e originali, ispirati al tema della follia.
É un'iniziativa promossa da Confesercenti e Confcommercio che ha coinvolto i ristoranti senesi nel proprorre
menù particolari basati su prodotti tipici del territorio, ad un prezzo compreso tra 10 e 35 euro. Tra i piatti ci sono i pici ai sette
peccati, la casareccia con salsiccia di Cinta Senese,
il medievale biancomangiare con coscio di pollo in limone, la rinascimentale zuppa carabaccia, i rognoncini di vitello flambati al calvados
con gnocchi di castagne dell'Amiata e il coniglio ubriaco. Curiosi i tagliolini ai campi di grano con cipressi, ispirati al capolavoro di
Van Gogh "Campo di grano con cipressi".
Tra i dolci la ricciolina, la torta della monaca con crema al vinsanto, la crema bruciata alla lavanda, un curioso
budino all'olio nuovo con maionese dolce e perle di tartufo nero, e l'immancabile
panforte di Siena.
Una prima assoluta...
... più o meno
La mostra "Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dell'artista" viene presentata come il primo tentativo in Italia
di indagare il rapporto tra produzione artistica e disagio mentale, in un percorso che attraversa momenti fondamentali della storia dell'arte.
Alcuni critici hanno fatto notare che altri approcci sul tema ci sono già stati,
è la prima volta che su questo tema viene tentato un approccio a tutto tondo ed a scopo divulgativo.
Le prime mostre tematiche risalgono all'800 con Cesare Lombroso, l'inventore dell'antropologia criminale,
e poi nel 1959 con Dino Buzzati al teatro Nuovo di Verona. Importanti contributi sono quelli di Bianca Tosatti, storica dell'arte,
con le mostre La normalità dell'arte (Milano, 1993) e Figure dell'anima (Genova, 1998), a cui ha fatto seguito
Outsider art in Italia. Arte irregolare nei luoghi della cura (Milano, 2003) e poi Oltre la Ragione (Bergamo, 2006; Principato di Monaco, 2007).
Più recenti le mostre Ritrarre l'invisibile (Carpi, 2007) ed Ai Margini dello Sguardo. L'Arte Irregolare nella Collezione Menozzi (Reggio Emilia, 2007).
Provenienza delle opere
La mostra è nata da un'idea di Vittorio Sgarbi in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, ed è
promossa dal Comune di Siena e dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, con l'organizzazione di Vernice Progetti Culturali e del
Museo Santa Maria della Scala. Il catalogo è a cura della Fondazione Antonio Mazzotta, che si è occupata del coordinamento
scientifico generale della mostra.
Hanno preso parte al progetto espositivo alcuni tra i maggiori centri psichiatrici
italiani: il Museo del Manicomio di San Servolo di Venezia, il Centro di Documentazione di Storia della Psichiatria "San Lazzaro" di
Reggio Emilia, il Museo di Antropologia Criminale 'Cesare Lombroso' di Torino ed il Museo di Storia della Medicina dell'Università
degli Studi di Roma "La Sapienza". Coinvolti anche il Museo di Anatomia Umana "Luigi Rolando" dell'Università degli Studi di Torino,
il Museo di Antropologia dell'Università di Padova e il Museo Anatomico "Leonetto Comparini" dell'Università degli Studi di Siena,
insieme ad altri centri europei, come il Musée de l'Assistance Publique, la Biblioteca Universitaria e il Musée d'Historie de la
Medicine René Descartes di Parigi.
Le opere esposte alla mostra "arte, genio e follia" provengono dai più importanti
musei d'Europa, oltre che da alcune collezioni private: dal Museo d'Orsay (tappa obbligata per chi visita
Parigi dopo il Louvre) al Musée National d'Art Moderne presso il Centro Pompidou, anche questo a Parigi, dal Museo del Prado di Madrid
(Spagna) al Kirchner Museum di Davos (Svizzera), e poi il Musée de Beaux-Arts di Lille (Francia), la Sammlung Prinzhorn di Heidelberg
(Germania), il Kommunes Kunstsamlinger - Munch Museet di Oslo (Norvegia), fino alla Collection de l'Art Brut di Losanna (Svizzera).
Consistente anche la partecipazione dei musei italiani: la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma,
la Pinacoteca di Brera, la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, la Galleria Internazione d'Arte Moderna Cà Pesaro di Venezia,
il Museo Marino Marini di Firenze ed il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma.
Vincent Van Gogh
Hopital Saint-Paul, 1889
Mario Ortolani
La nave dei pazzi
Hieronymus Bosch (attribuito a)
Il concerto nell'uovo, XVI sec.
Arte, genio, follia:
Franz Xaver Messerschmidt
i busti fisionomici
Arte, genio, follia:
Vincent Van Gogh
Portrait of a Young Peasant, 1889
Arte, genio, follia:
Ernst Ludwig Kirchner
Kopf Erna, 1917
Arte, genio, follia:
Edvard Munch
Starry Night, 1923-24
Arte, genio, follia:
Edvard Munch
The Urn, 1896
Arte, genio, follia:
Otto Dix
Menschen in Trummen
Arte, genio, follia:
Pablo Picasso
Arazzo di Guernica
Arte, genio, follia:
Helga Goetze
Arazzo cucito e ricamato, 1993-94
Arte, genio, follia:
Antonio Ligabue
Testa di Tigre, 1956
Arte, genio, follia:
Antonio Ligabue
Autoritratto con sciarpa rossa, 1956
Arte, genio, follia:
Carlo Zinelli
Ballerine nere su sfondo giallo, 1963
Arte, genio, follia:
Victor Brauner
Le ver luisant, 1933
Arte, genio, follia:
Il Peyote. I suoi effetti allucinogeni erano fonte di ispirazione artistica
Siena, l'Orto dei Pecci e sullo sfondo a sx l'ex ospedale psichiatrico: alla mostra è abbinata la visita (panorama dalla Torre del Mangia)
Arte, genio, follia:
il manifesto della mostra artegeniofollia
con un autoritratto di Ligabue