FALSI D'AUTORE: Icilio Federico Ioni e la cultura del falso tra otto e novecento
Falsi d'autore
Le imitazioni d'autore sono contraffazioni di grandi opere così perfette da ingannare esperti critici d'arte e da spuntare sul mercato antiquario i prezzi degli
originali: opere che sembrano di Botticelli, Donatello, Giovanni Pisano, Duccio di Buoninsegna, Lorenzetti, Sano di Pietro, Matteo di Giovanni
e molti altri.
Non si tratta quindi di semplici imitazioni, ma di vere e proprie opere d'arte, realizzate con le tecniche di una volta,
che alla luce dei più recenti studi si configurano come un aspetto rilevante della storia dell'arte contemporanea.
Ad andare a ruba furono soprattutto le opere dei falsari senesi, vendute soprattutto agli americani: gli autori più
famosi sono Icilio Federico Ioni e Umberto Giunti, la cui attività ebbe risultati qualitativi e commerciali assai rilevanti.
La cultura del falso
Per capire la complessa fenomenologia del falso d'arte tra Otto e Novecento si deve tener conto della profondità
delle radici culturali.
Almeno nel caso senese, gli artisti dediti a tale attività non furono solo un piccolo manipolo di truffatori alla
ricerca di facili guadagni raggirando facoltosi e spesso ingenui appassionati d'arte d'oltralpe e d'oltreoceano.
Per realizzare "quadri antichi" bisogna infatti riappropriarsi delle tecniche degli antichi maestri, e questo è
da collegare al contesto culturale di quel periodo, dove si è assitito alla ripresa di una rassicurante tradizione ed al recupero dell'
identità storica.
Il fenomeno della falsificazione d'arte antica si innestò anche sulla riscoperta dei pittori primitivi senesi del Tre-
Quattrocento e sul conseguente sviluppo di un cospicuo mercato antiquario internazionale.
Non a caso fu proprio Siena a diventare il principale centro italiano dedito alla produzione di dipinti, sculture e oggetti d'arte antica.
L'attività degli artisti senesi va letta anche considerando il contemporaneo ripristino urbanistico della città
gotica, concepito nel corso dell'Ottocento da singolari architetti puristi come Giulio Rossi e Giuseppe Partini.
Siena caposcuola del falso
Le numerose falsificazioni d'arte antica furono talvolta così pregievoli che oggi sono considerate vere e proprie
opere d'arte.
Le imitazioni più belle e spudorate sono quelle della bottega di Icilio Federico Ioni (Siena, 1866-1946),
caposcuola dei falsari senesi. Ciò che distingueva Joni dai falsari comuni, e rende ancora oggi i suoi falsi così difficili da smascherare,
era la straordinaria abilità di manipolatore i materiali. Ispirato dallo stile di uno o più pittori antichi, riusciva a invecchiare
ad arte pigmenti, ori e stucchi, cosa che richiedeva anche molti anni.
Chi era questo artista artigiano capace di creare Madonne rinascimentali in pieno Novecento, ingannando anche i periti delle
case d'asta, e che morì ricco e stimato? Abbandonato alla ruota dei gettatelli di
Santa Maria alla Scala, Joni iniziò la sua carriera
nella bottega di un doratore. Qui, tra cornici antiche e fondi oro da restaurare, scoprì il suo talento d'artista.
Ben presto iniziò a contraffare l'antico: dalle imitazioni fantasiose delle antiche
Biccherne del Comune di Siena,
ai trittici realizzati tra gli anni Novanta del XIX secolo e i primi anni del Novecento. Una nuova fase evolutiva della
produzione artistica avviene verso il 1910-1915, quando realizzò la Madonna con il Bambino, santa Maria Maddalena e San Sebastiano nello
stile di Neroccio di Bartolomeo Landi.
Seguirono altre opere verso il 1920-1930 nello stile dei maggiori pittori senesi del Trecento e del Quattrocento:
da Duccio di Buoninsegna a Pietro Lorenzetti, da Sano di Pietro a Francesco di Giorgio Martini, fino a Beato Angelico, creando fondi-oro simili
a quelli conservati nella Pinacoteca Nazionale.
Joni fu capace, negli anni della sua maturità, di muoversi tra stili diversi con disinvoltura e con
abilità sorprendente, degna dei migliori storici dell'arte dell'epoca.
Nella vecchiaia ebbe addirittura l'impudenza di pubblicare la propria autobiografia: "Le memorie di un pittore
di quadri antichi" (1932). Fu subuto tradotto in inglese, "Affairs of a painter" (1936): nonostante gli antiquari anglosassoni ottennero
la censura di alcune parti, contribuì ad accrescere i sospetti che dietro ad ogni tavola a fondo oro proveniente da Siena,
circolante in quegli anni sul mercato antiquario, si nascondesse in realtà il lavoro dell'ormai celebre falsario.
Gli inganni del secolo
Nel 1936 Icilio Federico Joni realizzò la copia del Polittico di Agnano, opera trecentesca di
Cecco di Pietro custodita nella chiesa di S. Jacopo apostolo ad Agnano (presso Pisa), che sostituì l'originale recuperato tra le
macerie di un bombardamento di guerra, ingannando gli esperti per molti anni.
Nel 1930 il visconte Lee di Fareham, celebre collezionista britannico fondatore delle Gallerie Courtauld di Londra,
acquistò per venticinquemila dollari l'incantevole Madonna del velo di Botticelli da un giovane mercante d'arte italiano di nome
Luigi Albrighi. L'autenticità del quadro fu verificata da un gruppo di esperti, ma si dovette arrivare agli anni Cinquanta,
con i progressi delle tecniche radiografiche, per concludere che si trattava di un falso, anzi di un capolavoro di Umberto Giunti (1886-1970),
alievo di Icilio Federico Ioni, uno dei più abili contraffattori di inizio Novecento.
Un genio capace, negli ultimi anni del secolo scorso, di far sborsare ad un'asta duecento milioni di lire a un
collezionista americano, Philip Lehman, per una Madonna con bambino e due angeli che portava la firma di Neroccio di Bartolomeo Landi.
La tradizione continua
Siena è rimasta una scuola all'avanguardia fino agli inizi di questo secolo. In una bottega a due passi dalla Cattedrale,
un artista riproduceva i più grandi capolavori degli immortali maestri della pittura antica. Il suo curriculum era di tutto rispetto:
aveva lavorato per trent'anni come restauratore per la Sovrintendenza ai Beni Artistici ed ha realizzato diverse sculture come le fontanine di
alcune contrade della città.
Ancora oggi, alcuni artisti che potete incontrare alle fiere e mercati dei paesi della zona vendono riproduzioni
con tanto di invecchiamento, molto simili a quelle
conservate nella Pinacoteca Nazionale,
o nel Museo delle Tavolette di Biccherna.
La mostra a Siena
DATE
18 giugno - 3 ottobre 2004 (prorogata al 9 Gennaio 2005)
LUOGO
Complesso Museale di Santa Maria della Scala (Piazza del Duomo, di fronte alla Cattedrale)
ORARI
tutti i giorni, compreso festivi, ore 11.00 - 19.30
COSTO BIGLIETTO
Intero € 10,00
Ridotto € 3,00 - 5,50
ENTI PROMOTORI
- Istituzione Santa Maria della Scala,
- con la collaborazione di: Museo Italiano del Fumetto (Lucca),
- con patrocinio di: Amministrazione Provinciale di Siena
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