Il BOSCO della RAGNAIA
Ingresso gratuiro
Se non qui, dove?
Poco fuori l'abitato di San Giovanni d'Asso, piccolo centro medievale immerso nelle
Crete Senesi, c'é un'oasi di verde e di cultura.
E' il Bosco della Ragnaia, un tempo luogo di caccia degli uccelli con le reti, oggi parco sculture davvero particolare.
All'ingresso del parco si legge il motto: "se non qui dove?". In questo bosco, un tempo governato dai
Saggi e popolato da Creature, è possibile liberare la propria mente e dare la propria interpretazione a qualsiasi tema della vita.
Solo una interpretazione non è ammessa: quello di ritenere che la propria è quella giusta,
pena essere dichiarati fetidi e vacui. L'indeterminatezza è proprio il tema portante del percorso nel Bosco.
Il percorso delll'indeterminatezza
Il giardino è opera di Sheppard Craige, un pittore paesaggista americano, che in un bosco di quercie sempreverdi nato nel deserto delle crete senesi,
ha creato fontane e sculture concettuali, unendo magistralmente la naturalità
del luogo con lo stile del giardino rinascimentale, per creare un piacevole percorso filosofico sui grandi temi dell'uomo,
mai presi veramente sul serio dal suo sense of humor scettico e irreverente.
Il percorso inizia con una beneaugurante ENTRATA TRIONFALE. Le entrate trionfali sono storicamente riservate a imperatori e papi.
Qui, nel bosco, le cose sono diverse: l'entrata trionfale è dedicata a chiunque la percorra. Incoraggia a pensare ad una vittoria personale,
grande o piccola che sia, anche minima. E' questa Vittoria che ogni visitatore deve festeggiare: per essere riuscito a smettere di fumare
(grande vittoria), oppure ad alzarsi almeno una volta all'ora giusta (piccola vittoria). In ogni caso è un trionfo, il proprio trionfo.
A questo punto si entra nel bosco. E' un bosco di lecci, un albero mitico che dà rifugio ninfe e satiri, gorgoni e arpie,
tutte creature che accompagnano la visita in un crescendo di emozioni e riflessioni.
Troviamo subito la COLLINA DEI PALI DIPINTI, e sulla cima della collina una serie di iscrizioni che rimandano al tema del tempo.
Nessuno sa che cosa sia, ammesso che sia qualcosa. Secondo gli scienzati è iniziato col Big Bang. Per i Saggi del bosco non ha mai avuto inizio.
Forse, ha ragione il fisico John Archibald Wheeler: il tempo è un modo escogitato dalla natura per fare in modo che le cose non avvengano contemporaneamente.
Proseguendo, incontriamo il CERCHIO DI FORMA OVALE, con al centro un leccio. Attraversandolo, assistiamo ad una
metamorfosi: il Cerchio diventa Ovale. Appena oltre si arriva al TRONO DEL BOSCO, dove un tempo sedevano i Saggi, con accanto le divinità
protrettrici del bosco: Pan, il selvaggio dio greco con le zampe di caprone, e Vertumno, il dio etrusco del mutare delle stagioni.
Appena scese un pò le scale, si arriva al MONUMENTO DEL MOMENTO PRESENTE. Il presente partecipa un pò passato ed un pò presente,
quasi questo e quasi quello, senza essere nessuno dei due, ed il monumento sottolinea il fatto di esser lì in quel momento, e non da nessun'altra parte.
Sul monumento si legge "ovunque": forse vuol dire che ogni momento è lo stesso ovunque, o forse no, dato che per Einstein non esiste un tempo unico, assoluto e universale.
Dopo essere passati da un punto panoramico da dove è possibile vedere il parco in tutta la sua estensione, si scende la
scalinata passando accanto alla FONTANA DEL BUON SENSO: l'acqua, che per le mitologie e le religioni di ogni tempo è dispensatrice di saggezza, di guarigione e di vita,
qui offre semplicemente del buon senso, e seguirlo è già un grande passo avanti: basta sedersi accanto per un pò, ed avere il buon senso di non berla.
Arrivati alla fine della scalinata, c'é lo STAGNO ROTONDO, con al centro una pietra sulla quale è scritto "aequus animus", ovvero
"equanimità": la pietra è sul pelo dell'acqua, né sopra né sotto.
Poco oltre si erge l'ALTARE DELLO SCETTICISMO, che celebra il grande scettico francese Michel de Montaigne, famoso per il
suo motto "chi sono io?": non a caso l'altare si trova su un letto di violette, il fiore della reticenza. Proseguendo oltre il cancello, la LUNGA STRADA PER IL PROFONDO NORD,
che vuole essere un esemio di prosepttiva accentuata, che appare più lunga di quanto è in realtà e sembra sempre più stretta via via che si avanza,
effetto dovuto ai vasi posizionati ai lato del sentiero che purtroppo sono andati in parte perduti per cui l'effetto non è più quello che doveva essere inizialmente.
Il sentiero conduce al CENTRO DELL'UNIVERSO, un cerchio di sabbia sorvegliato da quattro colonne, su ognuna delle quali c'è
un'iscrizione che si può trovare solo al centro dell'universo: qualcuno sorride all'idea che questo sia veramente il centro dell'universo, ma non
dimentichiamo il motto del parco: se non qui, dove?
Si prosegue seguendo lo STRETTO SENTIERO, costeggiato da cinque pali bianchi, che sembrano preannunciare qualcosa, invece non
succede niente. Si arriva però all'ORACOLO DI TE STESSO: non c'è nessuna sacerdotessa, ma solo una lapide di pietra, perché è qui che ognuno si può
fare delle domande e darsi delle risposte. Per una corretta consultazone dell'Oracolo, si consiglia di formulare la domanda a occhi chiusi, tracciare col dito un cerchio sulla pietra,
sedesi sulla panchina e aspettare le proprie risposte.
Tornando indietro, un pò prima del cancello, un sentiero sale verso una grande colonna, accanto alla siepe che delimita il
giardino all'italiana: è questo il POSTO CHE POTREBBE ESSERE DIVERSO. Ognuno può immaginarselo come vuole, ma in realtà è proprio come lo vede: la
colonna commemora proprio questo paradosso.
Ritornati nel giardino all'italiana, nella parte più alta c'é la FONTANA QUADRATA DELLE RANE, che non è proprio un quadrato
perché ai lati ci sono delle colonne verdi nelle quali si aprono delle fessure nelle quali si possono vedere delle piccole Scene.
Accanto, una rampa di scale porta al RIFUGIO: c'è un grande leccio circondato da un ovale di allori, con unas panchina dalla
quale si ha una visione panoramica del giardino. Qui ci si può domandare da chi ci stiamo rifugiando. E' il rifugio dai nostri affanni, e quindi il rifugio
da noi stessi.
Percorrendo il giardino all'italiana fino in fondo, sulla destra c'è la PANCHINA DEL TRAVERTINO, con una iscrizione:
"quella che osserviamo non è la natura in quanto tale, ma la natura esposta secondo il nostro metodo investigativo".
E' un'affermazione del fisico Werner Heisenberg, famoso per il suo principio di indetemrinazione: noi troviamo delle risposte alle nostre domande
sulla natura delle cose, ma le domande sono legate ai nostri metodi, che però possono cambiare, e certamente esistono altri metodi, a noi ignoti.
Quindi, quando otteniamo una risposta, non abbiamo catturato la verità, ma abbiamo solo esercitato un metodo.
Accanto c'è il LIBRO SINGOLARE, un libro aperto in cima ad un piedistallo, che parla di alberi e cieli, di luce e ombra.
Tutti conosciamo quei libri noiosi che spiegano tutto e non descrivono nulla. Quersto libro è diverso. Descrive ogni cosa e non spiega nulla.
Proprio davanti c'é il GRANDE GONG, che possiamo liberamente suonare: basta far oscillare i due tubi colrati l'uno contro
l'altro. Il suono che produce ha un effetto terapeutico. Le menti poache si accendono e quelle lucide si offuscano. Il gong è stato realizzato
dal "Centro Fonologico di San Giovanni d'Asso", ovvero la bottega del fabbro.
Ora possiamo scendere nel GIARDINO DEL GIORNO E DELLA NOTTE: due strette fontane con al centro l'albero più grande e
più vecchio del bosco. Sulla pietre c'è scritto "Giorno" e "Notte", ma è al crepuscolo che il giardino offre la
perfezione. Come dice Jung, la luce della Ragione ci impedisce di vedere la parte oscura della nostra personalità, ed è solo il crepuscolo che ci
permette di vedere tutto, anche se non chiaramente.
Imboccando il viale di allori, si passa tra i PILASTRI DELLA RETORICA. Un pilastro è l'Affermazione, l'altro è l'Ambiguità.
Uno dice: le cose stanno così. L'altro replica: forse no. Soffermandoci tra i due pilastri, ci sentiamo tirare in direzioni opposte, l'Affermazione
da una parte e l'Ambiguità dall'altra. Ha importanza? Forse no. La natura non sa niente di ciò che noi chiamiamo disputa.
Da qui un sentiero porta fuori dal bosco, e di fronte al Dito Puntato troviamo il SENTIERO STRETTO E DRITTO che porta al
GIARDINO SEGRETO. Guardando la strada percorsa finora, si vede l'asse centrale del bosco, fino al Rifugio. Nel giorno più corto dell'anno,
al solstizio d'inverno, si illumina di un raggio di luce. Se non qui, dove?
Tratto da "Il Bosco della Ragnaia" di Sheppard Craige, in distribuzione gratuita presso i locali del Comune di San Giovanni d'Asso.
Lo Stagno Rotondo, una delle tante fontane del parco
Il Centro dell'Universo, custodito da quattro colonne
Lo Stretto Sentiero
Il panorama dal Rifugio
Il giardino del Giorno e della Notte, ed al centro il Leccio più vecchio del bosco
Il Grande Gong
Uno scorcio del parco rinascimentale
Un orcio di terracotta, produzione tipica delle Crete Senesi