Siena,  via francigena

LA VIA FRANCIGENA

La Francigena in Toscana

    Una dei tratti più belli della via Francigena toscana è quello che attraversa la provincia di Siena, in grado di attrarre pellegrini alla ricerca di luoghi d'arte, natura incontaminata e spiritualità.
    La via Francigena sale sulla boscosa Montagnola, sfiora i vigneti del Chianti e si immerge nelle desertiche Crete, passando accanto a pievi, abbazie, romitori, castelli e borghi medievali che all'epoca si svilupparono proprio lungo il suo asse viario, con itinerari percorribili in auto, in bicicletta (percorsi ciclabili), a piedi (percorsi trekking) ed anche a cavallo (ippovie).
    Siena è una delle tappe della via francigena e l'agriturismo La Torretta, in posizione panoramica a 3 Km dal centro storico, si trova lungo i percorsi della via francigena ed 4,5 Km dal percorso ufficiale.

Siena, tappa della via francigena

    Nel Medioevo, Siena era una delle città più ricche e popolate del vecchio continente: contava 50.000 abitanti, superata solo da una dozzina di città europee, ed il suo centro storico si presenta oggi come allora.
    I pellegrini entravano in città dalla porta Camollia, quella più a nord, e dopo essere passati davanti alla Magione dei Cavalieri Templari, raggiungevano il Santa Maria della Scala, all'epoca il più grande ospedale medievale europeo, dove ricevevano assistenza e lasciavano offerte.
    Siena si può visitare anche seguendo gli itinerari di trekking urbano, nella città capofila di questo tipo di turismo culturale.

La via Francigena, territorio-strada

    La via Francigena non era una singola strada, ma fasci di percorsi francigeni che convergevano su punti nodali come valichi montani, attraversamenti di fiumi o luoghi di accoglienza dei viaggiatori, anche ospedalieri, proprio come Siena.
    Il percorso scelto dai pellegrini cambiava di volta in volta, a seconda della presenza di briganti e sopratutto della stagione: quello invernale si trovava a quote più elevate, per evitare le zone paludose di pianura, le quali erano invece attraversate in estate per accorciare il tragitto.
    Ecco che la via Francigena aveva un carattere dinamico: era un territorio-strada, fatta di sentieri, tracce, piste battute dal passaggio dei viandanti, che nel loro insieme formavano le vie francigene.
    Infatti, dopo la caduta dell'impero romano, le strade consolari finirono in rovina (rupte, da qui route un francese e road in inglese), tant'é che servivano solo ad indicare la direzione da prendere (la rotta).
    I segni e le memorie di questi antichi cammini francigeni sono visibili osservando la distribuzione sul territorio senese di pievi, abbazie, romitori, cappelle, che il rigido itinerario ufficiale della moderna via francigena non sempre considera.
    Oggi, grazie al progetto "via Francigena WiFi", gran parte del tragitto è coperto da connessione gratuita (comuni di San Gimignano, Monteriggioni, Siena, Monteroni d'Arbia, Abbadia SS e Radicofani).


Consigli per scegliere la tua strada francigena

    Il percorso francigeno ufficiale segue da vicino la via Cassia, che a nord di Siena segue un percorso collinare con frequenti tratti ombrosi, mentre a sud di Siena, sopratutto nei venti chilometri dopo la città, corre nel fondovalle offrendo pochi dislivelli ma anche traffico e cemento, oltre che temperature più alte e poca ombra, dato che siamo nella zona delle Crete Senesi .
    La via francigena senese offre però percorsi alternativi: del resto, la francigena non era una strada, ma un fascio di piste e sentieri, per cui è possibile adattare il percorso alle proprie preferenze, proprio come facevano i pellegrini. Ecco alcuni consigli:
    da San Gimignano a Monteriggioni (tappa 32), si può certamente seguire il cammino francigeno, che si sviluppa interamente in collina;
    da Monteriggioni a Siena (tappa 33), si può uscire dall' itinerario francigeno ufficiale in prossimità di Siena: a Pian del Lago, prendere la strada degli Agostoli, dalla quale si gode un bel panorama su Siena, per deviare verso la città con la Strada di Montalbuccio oppure proseguire fino a Costafabbri (negozio alimentari);
    da Siena in direzione Roma (tappe 34), invece di uscire da Porta Romana ed attraversare una zona industriale prima di immettersi nella via Cassia, consigliamo un percorso alternativo che segue strade bianche panoramiche, uscendo da Porta Tufi e passando per Ville di Corsano, Radi, Vescovado (negozio alimentari), Murlo, Badia Ardenga (da qui si può riprendere il percorso ufficiale lungo la Cassia, che si è fatta un po' meno trafficata), Montalcino, Sant'Antimo, Campiglia d'Orcia, Abbadia San Salvatore.

Via Francigena - Mappe:
Mappa del percorso francigeno Monteriggioni - Siena (tappa 33)
Mappa del percorso francigeno Siena - Ponte d'Arbia (tappa 34)

La storia della via Francigena, base dell'integrazione europea

    La via Francigena o via Franchigena, che dal nord della Francia giungeva a Roma (e per questo chiamata anche via Romea), è stata per secoli la più importante strada europea.
    Le tappe della via Francigena sono quelle utilizzate nel 994 dall'arcivescovo Sigeric, che da Canterbury (Inghilterra) partì per Roma in un pellegrinaggio di 1600 chilometri, annotando nel suo diario 80 soste, chiamato itinerario sigerico.
    Proprio in quegli anni il pellegrinaggio assunse un'importanza crescente, sopratutto quello verso Roma, perché oltre a visitare alla tomba di Pietro si poteva proseguire ed imbarcarsi verso la Terra Santa.
    Nei secoli successivi il pellegrinaggio divenne un fenomeno di massa e la via francigena fu percorsa da migliaia di persone di tutta Europa: non solo pellegrini, ma anche viandanti e mercanti, che misero a confronto la loro cultura con quella dei territori attraversati, portando allo sviluppo degli scambi commerciali e ponendo le basi di una integrazione europea fondata sui valori della cristianità.

Il menù del pellegrino

    Il menù del pellegrino era strettamente legato alla stagionalità e doveva essere facilmente conservabile.
    L'elemento principale era il pane, che non era bianco, ma nella sue varianti scure, chiamate pandelle, fatte con una miscela di farine di grano tenero, segale, orzo, fave e castagne: una pietanza quindi, di per sè molto saporita.
    Quando i pellegrini si fermavano per la notte, alloggiavano presso le locande o chiedevano ospitalità nelle case. Nelle locande il cibo del pellegrino era rappresentato da zuppe e minestre, come la paniccia, a base di cereali e legumi, oppure il macco, una vellutata di legumi secchi. Il cibo veniva servito molto salato, in modo da indurre sete e vendere più vino.
    I pellegrini che venivano accolti nelle case si dovevano accontentare di una ciotola di plumentum, un brodo allungato con verdure di stagione, cereali e legumi, e condito con un po' di lardo. Quando arrivava un viandante, la padrona di casa era solita aggiungere al pentolone un paio di bicchieri d'acqua a testa: la pratica era così comune che si diffuse il detto "é arrivato un altro frate, brodo lungo e seguitate". Il brodo è un alimento consolatore e conviviale, ed aveva anche una funzione di medicina preventiva, in quanto veniva aromatizzato con erbe officinali spontanee utilizzate nella medicina popolare.
    Il menù del pellegrino trova corrispondenze nell'attuale gastronomia senese, e viene riproposto nelle rievocazioni storiche che si svolgono a Siena e nei borghi della provincia.

Birra e Vino del pellegrino

    Per dissetarsi, i pellegrini cercavano di evitare l'acqua, che poteva essere batteriologicamente impura, e preferivano bevante alcoliche, anche scadenti, in quanto contenevano un minimo di alcool che le rendevano asettiche.
    Il vino non era come quello che oggi allieta il palato od il vino fai da te, ma un vino grossolano, talmente scadente che veniva fortemente aromatizzato, chiamato vin concio: oggi lo possiamo assaggiare in alcune rievocazioni storiche, opportunamente rivisitato.
    Un' altra bevanda era la birra, ottenuta facendo passare dell'acqua bollente attraverso il grano: quella ottenuta dal primo passaggio era destinata ai ricchi, mentre quella del terzo passaggio ("la Terza") era offerta ai pellegrini. Oggi questa birra è stata rivisitata con una birra artigianale poco frizzante e leggermente alcolica.